BORGHI. RENZO SORO: DALLO SPOPOLAMENTO ALL’OPPORTUNITA’
BORGHI. RENZO SORO: DALLO SPOPOLAMENTO ALL’OPPORTUNITA’

BORGHI. RENZO SORO: DALLO SPOPOLAMENTO ALL’OPPORTUNITA’

Un uomo legato fortemente alle sue origini, vive a Nuoro, ma non ha mai reciso il cordone ombelicale dal borgo nativo di Galtellì, del quale è stato Sindaco dal 25/05/2003 al 27/05/2013.

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In pensione dall’attività di impiegato presso la Biblioteca “Sebastiano Satta” di Nuoro da un anno, dedica tutte le sue energie con entusiamo ed impegno costante all’associazione Borghi Autentici d’Italia

Da quanto tempo t’interessi di Borghi?

“Sono dirigente nazionale dal 2008 – mi racconta Renzo Soro – per sei anni ho fatto il vice presidente nazionale, attualmente presiedo il Comitato Etico, organismo che vigila e controlla l’attività dell’associazione e soprattutto la realizzazione dei progetti. Di fatto mi interesso di borghi dal 2006, quando Galtellì ha aderito a BAI, nello stesso periodo io ero sindaco, avevamo ottenuto il riconoscimento di bandiera arancione da parte del Touring Club Italiano. E’ stato l’inizio di un impegno a favore delle politiche per i borghi, abbiamo realizzato un modello a Galtellì (primo Comune in Sardegna ad aver aderito a Borghi Autentici, ndr) subito dopo hanno aderito 15 comuni intercettando anche risorse finanziarie. Attualmente in Sardegna sono 35 i comuni che fanno parte dei Borghi Autentici d’Italia”.

Secondo la tua esperienza, perchè ad un certo punto si è iniziato a parlare di borghi ed a volerli valorizzare?

“Credo che in Italia si stia parlando di borghi in questi ultimi anni. La pandemia ha messo in risalto a carattere nazionale, il fatto che vivere in un borgo abbia aiutato a superare il momento difficile. L’importanza di vivere in un piccolo borgo, con tutto il suo patrimonio identitario, le buone relazioni, la valorizzazione che si ha degli aspetti gastronomici, i rapporti umani, un posto dove tu veramente non rappresenti un numero ma sei una persona. Dove vivi tutte quelle sensazioni, emozioni, tutti quelli che sono i cinque sensi: tutte cose che con la stessa intensità ti può dare solo la vita in un borgo. È anche estrema necessità di soccorrere i territori più colpiti dallo spopolamento: questo è causato dalla mancanza di servizi, non dalla qualità della vita. Quando ad un piccolo Comune togli i presidi dello Stato, la scuola, l’ufficio postale, gli istituti bancari, la farmacia e spesso il medico di base: tutti questi elementi portano soprattutto le nuove generazioni ad andar via. Oggi abbiamo percentuali altissime di giovani laureati nei borghi, ma pensano: cosa trovo? Vorrei vivere in paese, dare una mano al mio borgo. Mancano gli incentivi, la politica a qualsiasi livello deve occuparsene. Il tutto dovrebbe partire dai Comuni: talvolta ci sono Comuni fermi, appiattiti, che non hanno un modello. Borghi Autentici non è un marchio, è un modello di sviluppo. In Sardegna, a prescindere dalla qualità urbana, da tutti gli aspetti da valorizzare, abbiamo caratteristiche diverse dai borghi dell’Abruzzo ma non per questo meno importanti. Ci sono e non le facciamo conoscere: pensa alle tradizioni, l’eno-gastronomia, il conservare certi modelli di vita, il canto, la danza, i riti della Settimana Santa, i carnevali, la produzione di cereali. Cose che abbiamo ereditato dai nostri nonni, pilastri della vita di una comunità da conservare e tutelare”.

L’Italia che ce la vuole fare, sull’esempio di quanto successo dopo il terremoto del Friuli nel 1976, si è evoluta. Adesso c’è maggiore consapevolezza dei benefici che porterebbe ai territori la valorizzazione dei Borghi? La gente ci crede di più, post pandemia?

“Lo slogan di BAI del 2004, è “Comuni che ce la vogliono fare, non si rassegnano al declino”. Io credo che oggi i borghi se accompagnati anche da politiche locali, portino i cittadini a viverci più volentieri. Devi creare le condizioni e queste devono essere attivate dai Comuni. Pensa alla biblioteca! Tutti i servizi per i ragazzi! Sono il futuro delle comunità. Pensa agli anziani, la memoria storica di un territorio, che interagendo col esso possono trasmettere tutti quei saperi che andrebbero conservati e diventano patrimonio. Devi incentivare alcune politiche per la salvaguardia del patrimonio edilizio, favorire le politiche per la gestione del patrimonio di un luogo, dei punti di forza di un territorio: per i Comuni rappresentano una ricchezza, tu hai il dovere di incoraggiare la gente attraverso politiche adeguate. Nell’associazione Borghi Autentici abbiamo il progetto “Comunità Ospitale”, dove i protagonisti non sono solo gli amministratori ma i cittadini. Sono i cosiddetti portatori d’interesse: gli operatori economici, tutti coloro che garantiscono i servizi, le associazioni. La “Comunità ospitale” è un progetto dove il cittadino diventa protagonista. Gli operatori diventano protagonisti. Quasi una sorta di auto-governo delle politiche di sviluppo turistico. Sennariolo, paese di 160 abitanti in provincia di Oristano, ha già sperimentato l’assistenza alle persone anziane, convenzionandosi con personale specializzato nel settore sanitario, praticamente sostituendosi allo Stato. Utilizzando risorse proprie del piano socio-assistenziale. Nei piccoli paesi, per garantire soprattutto -ma non solo- ai cittadini della terza età questi servizi, si stanno muovendo in tal senso. Certo, i territori hanno bisogno di essere sostenuti economicamente dalle istituzioni regionali e statali. La Regione deve prendere per mano soprattutto i paesi dell’interno, i Borghi Autentici sono all’interno. I cittadini si sono resi protagonisti anche con la tutela delle loro abitazioni, del patrimonio storico, eno-gastronomico, delle tradizioni. Andiamo ad Aggius, Sardara, Sorradile, Masullas, Santu Lussurgiu, Galtellì, Cuglieri. Potrai vedere lo sforzo che ha fatto una comunità perchè quel “monumento” sia fruibile, da consegnare alla storia in maniera intatta. Ci sono Comuni che hanno preso mutui per recuperare immobili che segnano la storia di quel territorio e di quel paese ”.

I piccoli borghi, con case disabitate, quali passi dovrebbe fare per emergere dal buio dell’isolamento?

“Le politiche, come dicevo prima. I piccoli Comuni non hanno risorse, per valorizzare tutti quegli elementi di attrazione. E’ la Regione che deve incoraggiare, se questa non è sensibile non si fa nulla. È la politica che modella il futuro dei territori. Per accedere al fondo del PNRR, abbiamo già presentato un progetto di 43 milioni di euro, dove noi ci candidiamo ad essere “Comunità Ospitale e Comunità Energetica” : vuol dire che installi in un paese una serie di elementi che creano energia alternativa, quei paesi saranno auto-sufficienti dal punto di vista energetico! Ecco un aiuto all’economia! Borutta, è un paese di 400 abitanti ed è “Comunità Energetica”, Comune Borgo Autentico. Ha avviato da tempo delle politiche importanti, riuscendoci. È auto-sufficiente dal punto di vista energetico. I Comuni vanno incentivati, ecco perchè nel nostro progetto abbiamo voluto inserire l’aspetto della “Comunità Energetica”.

Ci sono risorse economiche alle quali accedere, per sistemare i borghi ? Coinvolgendo i residenti, magari anche facendo rientrare un po’ di emigrati?

“Nel 2017 mentre la Regione scriveva la Legge Regionale sul Turismo, insieme alla delegazione Sardegna dell’associazione “Borghi Autentici” ho invitato la Commissione regionale sul Turismo, a indicare l’importanza dei borghi. Hanno poi inserito un articolo dedicato, istituendo in Legge la “Rete regionale dei borghi caratteristici”, anche se ad oggi non hanno dato attuazione a questa norma. Dovrebbero iniziare a farne parte tutti quei comuni che sono dentro le reti nazionali (Borghi Autentici, Borghi più belli d’Italia, Bandiera Arancione, ndr) purchè abbiano determinati requisiti. Siamo modelli di sviluppo, dateci una mano: adottateci, prendeteci per mano, servono le risorse economiche. Nel progetto “Comunità Ospitale”, la parte più importante, è la figura del tutor. Una sorta di intermediario tra comunità e istituzione, coordina le associazioni, le politiche. Diventa una sorta di guida per tutte quelle entità che vogliono impegnarsi nella valorizzazione di un territorio. In passato ne avevamo assunto 12 per 24 mesi, una volta che finiscono le risorse i Comuni non sono in grado di far fronte. Recentemente abbiamo fatto un corso per 15 tutor, abbiamo garantito una borsa di studio per 4 mesi, li abbiamo formati. Siamo in attesa che la Regione ci dica “li facciamo lavorare”. Sono veri animatori della comunità, pensa a paesini di 400 abitanti: con testimonianze importanti, un patrimonio che in tante realtà rischia di perdersi. Pensa ai “Novenari”, in quasi ogni paese ne esiste uno e li abbiamo solo in Sardegna. In nessun’altra parte del mondo. In un rapporto con la Chiesa, con le associazioni, con le Confraternite, gli stessi Novenari potrebbero essere luoghi di ospitalità e di accoglienza. Hanno la loro tradizione, il loro canto, il loro pane, il loro dolce”.

Quali figure professionali potrebbero essere coinvolte in questo processo di “rinascita del borgo”?

“Oggi purtroppo nei nostri borghi spesso gli artigiani non sono nemmeno iscritti, perchè non hanno un budget abbastanza elevato, ma ci sono degli abilissimi maestri di pietra, falegnami, artigiani del rame, del tappeto. Tutti elementi che caratterizzano la comunità.

Di vita nel borgo si mangia! Altrimenti non se ne parlerebbe così tanto. Come la cultura: oggi in Sardegna gli operatori culturali sono circa 24 mila, sono grandi numeri, si mangia eccome grazie alla cultura. Anche questa senza il sostegno delle istituzioni, va in sofferenza. Va tutelata sempre, ci fa crescere. Una comunità che cresce è un valore, una che non cresce culturalmente è anche un danno economico allo Stato”.

La politica, dal 1976 in avanti, ha dimostrato sufficiente sensibilità sull’argomento?

“La politca regionale della Sardegna ha avuto un momento molto illuminato quando ha scritto due leggi: la Legge regionale 13 ottobre 1998, n. 29, per il ripristino degli immobili storici e delle realtà, per rendere bello un borgo, riservata ai paesi sotto i cinquemila abitanti. L’allora Assessore competente era Luigi Cogodi, il presidente della Giunta, Federico Palomba. Nonostante abbia dato risposte importantissime, purtroppo quel progetto è stato interrotto. Perchè?? La Legge Regionale 24 dicembre 1998, n. 37, ha consentito per esempio al borgo di Galtellì di recuperare oltre 40 immobili, oltre a strade, tutta una parte importante di centro storico, vari servizi indispensabili. Abbiamo avuto la possibilità di ripristinare servizi importanti, grave errore interrompere il finanziamento di una norma tanto importante per i territori”.

Ci sono abbastanza informazioni sui benefici derivanti dalla valorizzazione di un borgo in termini economici, culturali, storici, architettonici, turistici, oppure i progetti non sono stati abbastanza validi ad oggi?

“Ti do un dato mio: Galtellì, 30 anni fa, aveva 10 posti letto. Le politiche che abbiamo fatto, sono sempre associate alla valorizzazione di quelle autenticità che la storia ti ha consegnato (Chiese, Parco Letterario, turismo religioso, ambiente). Oggi siamo passati a 380 posti letto. Avevamo 1 albergo, 1 piccolo ristorante, adesso ne abbiamo 5, 2 agriturismi, vari B&b. Vai a Santu Lussurgiu: 2 magnifici alberghi diffusi, sono i simboli del modello di sviluppo dei Borghi Autentici. Vai a Masullas, 4 musei in un paese di mille abitanti. Con queste politiche loro non hanno neanche decremento di abitanti. Hanno anche valorizzato la produzione dei cereali, creato la crema del melograno; hanno due panifici e recuperato i pani antichi. Lavorano tanto, sono paesi che erano destinati a scomparire. Vai a Sennariolo: hanno 40 posti letto, due strutture ricettive, 160 abitanti! Vai ad Aggius. Sono tutti modelli che potrebbero essere presi come esempio”.

Con l’avvento della pandemia, parlando di smart working, c’è stato un rinnovato interesse. Sono numerosi, soprattutto gli stranieri, che scelgono la vita in un borgo. Le amministrazioni comunali, i privati, come potrebbero accelerare questo processo di valorizzazione dei borghi?

“È vero! Si continua a suggerire di andare a vivere nei piccoli borghi. C’è una percentuale elevata, che cresce ogni anno, del turismo esperienziale. Sono persone che preferiscono quei luoghi dove far vivere appieno tutti i cinque sensi. Tutte quelle emozioni che solo una piccola comunità ti dà. Perchè non sei semplicemente un numero, ma un residente temporaneo. Sono posti dove tutti salutano tutti: anche se non ti hanno mai visto, non sanno chi sei. Ci sono Comuni che non si sono mossi, ma la maggior parte hanno attivato politiche importanti e stanno raccogliendo i frutti”.

Personalmente sto accarezzando l’idea da tempo, sento però di essere frenata (come tanti) dalla mancanza dei servizi di base..

“Sono servizi territoriali per i quali i cittadini pagano le tasse, non devono realizzarli i Comuni anche perchè non avrebbero risorse economiche sufficienti. La Regione deve provvedere, come ad esempio per la situazione gravissima che vede molti Comuni senza medico di base e pediatra. Ci sono poi le iniziative private, come dicevo prima, che cercano di sopperire all’assenza istituzionale. Ma è un minimo di assistenza, molto insufficiente per i bisogni soprattuto di certe categorie di cittadini (pensiamo agli anziani, alle persone non auto-sufficenti in genere). Ma anche chiudere le scuole, è un problema serio, stai chiudendo un presidio importante. Anche se fai rete con i paesi vicini, devi lasciare qualcosa che induca i ragazzi a voler restare nel loro paese”.

Il discorso “case a 1 euro”, è stato utile?

“Dicono sia stato utile, l’esperienza in Sardegna è quella di Ollolai. Ti posso dire una cosa, nei Comuni borghi autentici gli immobili hanno un prezzo. A Sennariolo, gli olandesi ed i francesi che hanno acquistato case, le hanno pagate decisamente di più. Erano case che necessitavano di essere recuperate dal punto di vista architettonico. Non conosco i riscontri di Ollolai, sicuramente è stata un’iniziativa forte, che ha consentito al paese di uscire dall’anonimato. Tutte le iniziative finalizzate alla valorizzazione e ripopolazione di un borgo sono importanti: rendono il paese orgoglioso di essere al centro dell’attenzione, si parla di cose belle ed importanti”.

Come associazione BAI e Sardegna, quali iniziative avete in programma nell’immediato futuro?

“Stiamo portando avanti i progetti presentati alla Regione, sulle Comunità Ospitali. Prossimamente saremo presenti a Milano per presentare la “Guida ai 35 Borghi del gusto della Sardegna”, ogni borgo avrà a disposizione quattro pagine. Anche questo è un metodo per presentare all’esterno i Borghi Autentici, sarà distribuito in tutte le edicole. Un lavoro commissionato dalla nostra associazione, con le nostre risorse”.

LOLLOVE , 14 abitanti, recentemente è stato inserito tra i Borghi più belli d’Italia. Un tuo pensiero sul piccolo borgo a pochi chilometri da Nuoro.

“Ho salutato positivamente il riconoscimento a Lollove, perchè merita davvero. È uno scrigno, una piccola ma importante testimonianza. Dirò di più: è il tesoro più importante della città di Nuoro, dal punto di vista della testimonianza rurale. Purtroppo per troppi anni è stato abbandonato, mi auguro che dalle parole si passi ai fatti. Ci vivono 14 persone, è dalla città che deve partire la valorizzazione. Devi creare i requisiti perchè le persone decidano di trasferirsi lì. Il riconoscimento c’è stato, gli abitanti e chi deciderà di fare una scelta di vita traferendosi a Lollove, devono essere supportati da servizi adeguati. Per Nuoro è una notizia molto importante, deve metterci risorse perchè non resti un mero atto politico”.

Quando pensi di lasciare la città per tornare a vivere nel borgo?
“Nuoro è una bella cittadina, molto accogliente, ospitale, a misura d’uomo. Confesso che mi trovo molto bene. Ma non ho mai reciso il cordone ombelicale dal mio paese, non a caso sono stato consigliere comunale per 25 anni e tre volte sindaco, fondatore e attivista in diverse associazioni. Una comunità che mi ha tributato consenso ed onore, che ho cercato di ricambiare con forte passione civile e politica. Non ho programmato il futuro da anziano, ma sto creando i presupposti per trascorrere, se Dio vorrà, la mia vecchiaia nel borgo natio”.

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