Parte dei ‘‘Borghi Autentici d’Italia”, “realtà che decidono di non arrendersi di fronte al declino e ai problemi ma che scelgono di mettere in gioco le proprie risorse per creare nuove opportunità di crescita: realtà che appartengono a quell’Italia che ce la vuole fare”, come giustamente citato nel sito web dell’associazione.
ARITZO, 1184 abitanti, tra le montagne in provincia di Nuoro, è tutte queste cose e molto altro. Prezioso, mani di talento che sanno lavorare i prodotti della terra e l’artigianato, intraprendente, sa accogliere tutto l’anno. E’ situato nell’antica regione della Barbagia di Belvì, conosciuto soprattutto come centro di villeggiatura montana sia estivo che invernale, vista la posizione strategica ai piedi del monte Gennargentu, a 800 mt sul livello del mare.
Cenni storici per sapere che l’area fu abitata fin dal Neolitico, per la presenza sul territorio di una tomba dei giganti e di alcune domus de janas. Fu poi un centro punico: in regione Gidilau furono trovati dei depositi con monete puniche e una tomba con oggetti in bronzo, ora custoditi nel museo archeologico di Cagliari.
Nel medioevo appartenne al Giudicato di Arborea e fece parte della curatorìa della Barbagia di Meana. Alla caduta del giudicato nel 1420, passò sotto il dominio aragonese in seguito alla guerra sardo-catalana. Sotto gli aragonesi fu incorporato nella signorìa della Barbagia di Belvì, e vi rimase fino al 1840, quando fu riscattato agli ultimi feudatari per diventare un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale.
Ho il piacere di rivolgere qualche domanda al primo cittadino di Aritzo, Paolo Fontana, scelto dai cittadini per la terza volta alla guida del Comune.
Quali sono le difficoltà del territorio di Aritzo, attualmente?
“Sono quelle di tutti gli altri paesi di questo lembo di terra dimenticato da tutti: carenza di servizi essenziali ad iniziare da quelli sanitari, una viabilità che avrebbe bisogno di nuovi investimenti, tempi di percorrenza delle strade indecenti. D’inverno basta una normale nevicata per mettere in crisi il sistema elettrico. Come Amministratori stiamo portando avanti iniziative unitarie che speriamo diano a breve i frutti desiderati. Dal punto di vista Amministrativo abbiamo forti difficoltà non solo ad accedere ma ache a capire come intercettare le risorse del tanto celebrato PNRR”.
Avete del grande potenziale tra architettura, archeologia, prodotti del territorio, eventi. Come località che si fregia della possibilità di fare turismo tutto l’anno, quante presenze registrate ed in quante strutture, annualmente?
“Ai miei giovani Amministratori, di età ma anche di esperienza, ho detto sin da subito che Amministrare, anche un piccolo paese come il nostro è difficile: dovevano rinunciare a molte loro abitudini e mettersi totalmente a disposizione della Comunità, gli interessi Comuni devono essere sempre al primo posto. Ma ho anche detto che serviva una forte scossa amministrativa per scuotere un paese che in quest’ultimo decennio è calato in un pericoloso torpore. Dopo alcuni mesi è stato emanato il bando sulla rigenerazione dei piccoli borghi, lo strumento che cercavamo per portare avanti il nostro progetto di rinascita, la possibilità di creare un “sistema paese” che con azioni soprattutto immateriali inculcasse una nuova cultura dal punto di vista dell’accoglienza turistica e della crescita culturale in collaborazione con le tante associazioni che esistono nella nostra piccola comunità. Non siamo stati finanziati nella prima fase, ma siamo ammissibili, speriamo che l’idea insieme a quelle di tanti piccoli borghi venga finanziata, avremmo un valido strumento di crescita”.
Borgo di montagna circondato da foreste al centro della Sardegna, un tempo sede del commercio della neve, oggi centro turistico con tradizioni artigiane e culinarie.
Tra paesaggi fiabeschi nel cuore dell’aspro massiccio del Gennargentu, Aritzo dista 70 chilometri da Nuoro. A pieno titolo è rinomato centro di villeggiatura grazie a natura incontaminata, aria salubre e una miriade di sorgenti d’acqua leggera: le più frequentate sono is Alinos e la funtana de sant’Antoni.
Essendo parte dei “Borghi Autentici d’Italia”, come valorizzate il borgo?
“Aritzo è dotato di circa 340 posti letto in strutture ufficiali, alberghi, B&B, affittacamere. Il nostro centro storico è gradevole, abbiamo un ottimo sistema museale con eccellenti mostre. Il Museo Etnografico ospitato nei locali del parco Pastissu (attualmente ospita anche una mostra di archeoastronomia e archeologia ricostruttiva dell’Associazione “Impronte di Storia”); nella Casa Devilla è ospitata la mostra della cassapanca aritzese e barbaricina, con pregevoli opere di artigiani locali; nell’ex Municipio la Mostra delle operedel nostro pittore Antonio Mura; nelle vecchie carceri spagnole la mostra “Bruxas” sulla stregoneria. I percorsi sono allietati da bellissimi murales. Altro vanto è il monumento naturale di Texile, il Castello Arangino (di proprietà privata).
La valorizzazione del borgo deve passare attraverso la riqualificazione urbana di alcuni edifici comunali, di alcune piazze del paese e quindi con l’adozione di validi strumenti urbanistici (Piano Particolareggiato del Centro Storico e PUC) che hanno subìto un forte rallentamento dell’iter. Passa anche attraverso il recupero della viabilità agricola di supporto sia alle aziende agricole che a quelle turistiche, il nostro territorio và da i 400 mt di altitudine del Flumendosa ai 1456 mt di Funtana Cugnada dove insistono le neviere, che fanno parte della storia del nostro paese”.
Nel borgo case con facciate in pietra e balconi in legno o ferro battuto si affacciano su stradine lastricate, accese dai riflessi del sole. La parrocchiale di San Michele Arcangelo, la cui parte più antica risale all’anno mille, ha avuto un restauro nel 1917 col quale le sono stati conferiti ulteriori eleganza e maestosità, lasciando intatte le parti gotico-aragonesi (XIV-XV). All’interno custodisce dipinti, statue, un organo settecentesco e un altare in marmi policromi. All’esterno Su Bastione si affaccia su boschi di castagni e noccioli, dove scegliere tra escursioni a piedi o a cavallo, alla scoperta del monumento naturale Tacco di Texile, roccia ‘dolomitica’ a forma di fungo e delle domus de Janas di is Forros a Mont’e Susu.
Di fronte a San Michele, da una scalinata, si raggiungono le seicentesche carceri spagnole di massima sicurezza fino a metà XX secolo – dove furono detenuti anche ufficiali francesi di Napoleone – caratterizzate da un sottopassaggio detto sa Bovida: oggi sono ‘teatro’ di Bruxas, affascinante mostra su stregoneria, strumenti di tortura e sacra Inquisizione in Sardegna.
Del Seicento è anche l’affascinante casa Devilla, nel centro storico, non lontana dal castello Arangino, costruito nel 1917 con pietra a vista, secondo modelli medioevali. Ai tempi dei governi aragonese e spagnolo, Aritzo aveva ottenuto il privilegio di essere amministrato da persone del luogo, scelte dalla popolazione stessa. Di quella Aritzo, ricordata anche per il commercio della neve che custodita in casse foderate di paglia veniva venduta dovunque nella stagione calda a caro prezzo, rimangono per esempio le case con la facciata in pietra ed i balconi tradizionali.
Di grande interesse è anche il museo etnografico della montagna sarda che, attraverso un patrimonio di abiti tradizionali, maschere, attrezzi artigiani e di cucina, ricostruisce la cultura agropastorale barbaricina (http://www.aritzomusei.it )
Tanto da vedere, tanto da apprezzare. Aritzo è famosa anche come “capitale delle castagne” e celebra il primato nella sagra. Ce la racconta?
“Castagne, nocciole, torroni, carapigna, boscaioli, produzione quindi di pregiato legname (castagno, noce) e di manufatti in legno di castagno (cassepanche, turras e tajeris). L’economia del paese si basava su queste produzioni oltre che sull’allevamento, era un paese di pastori, artigiani e commercianti. Un’economia di scambio, integrativa, che ha permesso a molte famiglie di far studiare i figli. Forse a fronte di prelibati dolci a base di nocciole, non vi è stato un altrettanto uso delle castagne, venivano vendute o barattate in Campidano con altre merci, ma vi era un uso limitato in cucina: sa castagna istrampada (essicata e sbattuta a terra dentro dei sacchi per liberarla dai gusci) e poi usata nelle minestre, arrosto o lessa.
Sin dal mio primo mandato ho pensato che un uso diverso di questo nobile prodotto avrebbe potuto essere un valido motivo anche di attrazione turistica col il turismo enogastonomico. Sono stati contattati alcuni cuochi del cuneese per insegnarci l’uso delle castagne in cucina, sia come prodotto fresco o essiccato che con le farine. Per alcuni anni in occasione della sagra delle castagne sono stati nostri ospiti.
E’ difficile scalfire i saperi dei professionisti locali, ci vuole tempo, ma la prima cosa che ho fatto è stata quella di riportarli e di coinvolgere non solo i ristoratori ma anche gli amatori ed in occasione della Sagra 2022, la 50/ma, organizzata dalla locale Pro Loco hanno realizzato un percorso gastronomico con pietanze a base di castagne che è stato molto apprezzato”.
Quali sono gli eventi nell’arco dell’anno?
“Oltre la “Sagra delle castagne e delle nocciole” che si svolge da 50 anni l’ultima domenica di ottobre, abbiamo la “Sagra de Sa Carapigna” nei giorni di ferragosto; la festa patronale di San Michele Arcangelo a Maggio, i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio del Fuoco a Gennaio, ma anche di Sant’Antonio da Padova a Giugno nella locale chiesetta (quest’anno finanziati dalla Regione Ass/to del Turismo): abbiamo realizzato due eventi uno sul turismo esperienziale ed uno sul canto popolare in collaborazione con Pro Loco e Coro Polifonico Bachis Sulis”.
Un’economia che possiamo definire “ricca”? Avete lavoro per tutti oppure anche Aritzo patisce in minima percentuale lo spopolamento di tanti borghi?
“Un’economia che non definirei ricca, la pastorizia è stata sostituita negli anni ’80 dalla forestazione. I cantieri forestali condotti su terreni demaniali e regionali che davano lavoro a oltre 80 operai, oggi contano solo 25 occupati a fronte di 2500 ettari di foresta e pascolo. Ci sono buste paga legate ai servizi, i pensionati sono la maggioranza, l’età media è alta e sono molti i giovani in cerca di prima occupazione. Su una popolazione di 1.200 abitanti abbiamo oltre 300 abitanti nella fascia 30/65 ed oltre 300 nella fascia oltre i 65 anni. Preso atto che il posto fisso nei nostri territori è legato soprattutto alle professioni socio sanitarie e dell’assistenza, occorre uno sforzo da parte di tutti per recuperare le vecchie professioni ed adattarle al presente. Il sogno è quello di avere piccole aziende agricole che trasformino in loco il frutto del loro lavoro, un sistema turistico coordinato e capace di rispondere sempre alle richieste dei visitatori: non servono grandi cose, basta far sentire il turista uno di noi, come accade nelle feste paesane, non un numero, ma una persona”.
Possiamo affermare che il paese si muove in funzione dello sviluppo turistico? Smessi gli abiti rustici, ridimensionata la pastorizia, un paese a vocazione imprenditoriale?
“Il paese deve dimenticare il passato e proiettarsi al presente ed al futuro. Ripeto, dobbiamo tutti rimetterci in gioco e cambiare il sistema dell’accoglienza: il turista deve essere coccolato e ben gestito, tornerà, magari con altri amici. Dal 1960 al 1990 Aritzo era al Top del turismo in Sardegna. Riempiti gli alberghi, si affittavano le case private, il rapporto che si creava era stretto. Sono nate amicizie tra famiglie che sono andate avanti per decenni, tutto era ordinato e l’estate era viva, vissuta giorno e notte. Anche l’inverno con la neve: Aritzo era la base per chi andava a sciare nelle piste di Desulo o Fonni”.
Servizi, una delle note dolenti di molti borghi della Sardegna: come siete messi?
“E’ una delle note dolenti del territorio, da anni lottiamo per i servizi sanitari, il sistema dei trasporti territoriali va rivisto: basta pullman che girano in orari improbabili vuoti, si deve creare un sistema di collegamento tra i paesi della Comunità Montana Gennargentu Mandrolisai come se fosse l’hinterland di una grossa città”.
Siete mai stati ad Aritzo? Luoghi dove voler andare e voler tornare, talvolta decidere di stabilirsi.
https://www.facebook.com/AritzoTuristica in questo interessante spazio su Facebook, suggerisco di seguire la pagina per rimanere aggiornati sugli eventi in programma nel centro montano. Altro servizio da seguire, https://www.aritzometeo.it/ , non solo per muoversi in sicurezza, ma anche per fare un tour virtuale sui panorami e conoscere le condizioni meteo in diretta.
Vanno riconosciuti a chi vive ed opera sul territorio, una notevole intraprendenza e tanto lavoro, tutte cose che stanno dando frutti importanti.
Sindaco Fontana, cosa volete diventare, cosa vorreste realizzare, per dare ancora più valore e benessere al territorio?
“Noi vorremmo mettere a sistema tutte le iniziative che sono attive nel Paese nel settore turistico, artigianale, agricolo e dei servizi, per lo sviluppo del settore turistico ma non solo. Anche quello sei servizi socio sanitari ha dato è sta dando molto al Paese: abbiamo il Centro AIAS, due Case di riposo, una Casa Famiglia, ed un Centro di accoglienza per i migranti. Anche il Turismo Sociale potrebbe essere una risorsa con numeri importanti, il nostro futuro è oggi, dobbiamo crederci e lavorare al meglio in spirito di servizio a disposizione del paese”.
Per la foto di copertina, si ringrazia @bakumeteo
Esaustivo, costruttivo e bello, direi che crea empatia. C’è un refuso, comprensibilissimo: Coro Bachis Sulis, non Bacis Sulis!
Molte grazie per il tuo commento, sono onorata. Buona giornata!