“L’idea di questa struttura nasce dalla voglia di fare accoglienza per tutte quelle persone che accompagnavo in escursione sul Supramonte”.
Incontro un gran lavoratore fin da giovanissimo, che risponde al nome di Stefano Fancello, 45 anni, proprietario del Ghivine Albergo Diffuso di Dorgali. Guida ambientale escursionistica, guida equestre di campagna, inizia a 16 anni a lavorare con la cooperativa Ghivine sul sito archeologico di Tiscali come guida in loco e guardia notturna: “Facevo 24 ore nel sito e 24 in paese -mi racconta- l’ho fatto per nove estati di fila. Mia madre era più tranquilla se dormivo da solo a Tiscali piuttosto che quando uscivo in paese e rientravo in piena notte a casa. Poi ho iniziato ad accompagnare i gruppi in escursione, a Tiscali, Gorropu, Cala Luna, sono numerosissime le escursioni che si possono fare su per il Supramonte: si partiva alle 9 del mattino con i clienti dandosi del lei, dopo un paio d’ore sembravamo amici da sempre. C’è sempre stata la voglia di continuare questo percorso a Dorgali e dintorni, la frase ricorrente era sempre “peccato dobbiamo già andare via”. Così ho iniziato a sognare di avere una struttura ricettiva… anche se non sono tutti nella stessa casa…per poter ospitare queste persone. Provengo da una famiglia decisamente umile di Oliena, ricordo con grande affetto le corti dove giocavo da bambino. Queste case dei nonni erano il mio parco giochi perchè erano disabitate fin da quando ero ragazzino, quindi andavamo con gli amici in “esplorazione”. Mi è venuta voglia di acquisirle, ristrutturarle. Quando qualche turista mi chiedeva “cosa vuoi fare da grande”? Io rispondevo sempre “una struttura ricettiva, un affittacamere”. Finchè un giorno due signori di Udine hanno risposto sicuri “tu vuoi fare un albergo diffuso!”: non ne avevo mai sentito parlare, era fine anni ’90”.
Non arriva a caso da ospiti friulani la frase che ha poi visto concretizzarsi il sogno di Stefano, che voleva realizzare un Albergo Diffuso a Dorgali.
Cito: “La prima idea di Albergo Diffuso era semplicemente quella di utilizzare a fini turistici delle case vuote, appena ristrutturate grazie ai fondi del post terremoto del Friuli nel ’76. La prima normativa a riconoscere l’Albergo Diffuso è stata la Legge Regionale Sardegna 1998, alla quale hanno fatto seguito le attenzioni rivolte da testate giornalistiche come il National Geographic Traveler, Die Zeit, Financial Times, Sunday Times, oltre al New York Times” (Da “Manuale dell’Albergo Diffuso” di Giancarlo Dall’Ara, ndr).
Il giovane Stefano Fancello, prosegue il suo racconto con un occhio al telefono, mentre consuma una veloce colazione in uno degli spazi comuni del Ghivìne: “Mi sono accorto che facendo semplicemente la guida non avrei mai avuto i soldi necessari per realizzare il mio sogno. Ho iniziato a studiare “Tossicologia dell’ambiente e farmaco degli alimenti”, ma non ho completato gli studi: al secondo anno ho iniziato a lavorare nel laboratorio di analisi, aperto una partita iva e sono diventato consulente. Diventato responsabile della qualità delle carni, giravo molto tra Sardegna e Lombardia e questo mi ha permesso di mettere da parte qualche soldo: ho acquistato una prima struttura per l’Albergo Diffuso, dei ruderi, poi ne ho acquistato altre. La ristrutturazione è iniziata nel 2016, aperto l’albergo nel 2018, al momento abbiamo tre strutture: 12 camere + 1 bilocale. L’obbiettivo resta sempre crescere, aggiungere servizi, acquisire vecchie case nel borgo storico vicine tra loro. Tra i servizi che offriamo le escursioni in moto, fuoristrada, bici elettrica, cavallo, kaiak, offrire vere e proprie attività esperienziali. Quella che troviamo davanti alla fontana di fatto è stata il primo albergo di Dorgali (l’Hotel La Pace, citato nel libro “Caccia grossa” di Giulio Bechi, ndr): un intero capitolo è dedicato dallo scrittore alla presenza dell’esercito italiano arrivato nell’isola per combattere il banditismo. Viene descritta una scena sul passaggio da Lula a Dorgali, dove il Capitano dell’Esercito trova una stanza d’albergo (presso l’Hotel La Pace, appunto) descrivendo quanto vedeva al grido di “sono a Parigi, sono a Parigi”, solo perchè a Lula dormiva sulla nuda terra mentre a Dorgali alloggiava in un albergo confortevole”.
Un inizio ottimo quello del Ghivìne: “Poi la pandemia ci ha messi a durissima prova ed è un miracolo se siamo ancora aperti – afferma Stefano Fancello – Fare un investimento qui, non avendo la vista su un sito tipo Cala Luna, o la valle del Cedrino, o il Supramonte, è una grande sfida ma siamo determinati a voler offrire agli ospiti emozioni. Dorgali ha il vantaggio di trovarsi in una posizione strategica, che consente di fare turismo tutto l’anno, praticamente: con le tradizioni legate anche all’eno-gastronomia, il folklore, l’artigianato, la vendemmia, il periodo dei Santi, Santa Caterina, il fuoco di Sant’Antonio, il carnevale, i riti della Settimana Santa, poi quello che la natura costantemente ci offre. Ecco: si diventa subito amici, ci sono le occasioni per venire qui tutto l’anno, complice anche il clima favorevole soprattutto in certe località come la nostra”.
L’albergo diffuso, in questo contesto, recita un ruolo molto importante che lo lega ad ogni evento, alla storia, al territorio. Un giovane, evidentemente illuminato e di talento, decide di dedicarsi al turismo esperienziale, con la consapevolezza che si possa lavorare tutto l’anno creando un indotto importante per il suo territorio. Nonostante parta da zero, realizzando una piccola struttura ma pensando in grande. Basta pianificare. Dall’albergo diffuso alle escursioni, che offre a piedi, a cavallo, in barca: “Un’offerta che quasi nessuno ha sul nostro territorio, così ampia”, afferma sicuro.
La gente è sempre più alla ricerca di queste cose: emozioni, relazioni col territorio, ambiente, dove il territorio ha una serie di caratteristiche che consentono l’offerta di certe attività, di storia, di tradizioni, di far sentire il turista un residente temporaneo. Che poi è la filosofia dell’albergo diffuso.
La direttrice, Mariangela, ti accoglie al Ghivìne col sorriso e ti accompagna discreta e gentile durante tutto il soggiorno. Dirige l’albergo descrivendone anche lei, così come il suo proprietario, la filosofia storica, costruttiva, le caratteristiche dell’ospitalità. Fedelmente così com’era nelle intenzioni di chi ha voluto creare una struttura ricettiva come l’albergo diffuso senza saperne l’esistenza: sentire nell’animo, vivere un lavoro con passione, con dedizione all’accoglienza e voler far vivere un’esperienza. Residenti temporanei, non turisti. La crostata di limone fatta utilizzando i frutti dell’albero che si trova all’ingresso dell’albergo. Quell’albero di limone piantato mentre erano in corso i lavori di ristrutturazione. A colazione, tutto arriva dal territorio parlando di miele, formaggi, pane, frutta, uova.
Il mio tour degli alberghi diffusi inizia da Ghivìne, la sensazione è che sono anch’io nella casa dei nonni: colgo subito che tutti coloro che professionalmente gravitano, col loro lavoro, intorno all’albergo diffuso, vanno nella direzione di quello che la struttura rappresenta. Far vivere l’ospite in un contesto che non lo faccia sentire un estraneo ma un abitante temporaneo, in un centro storico, dove può vedere chi lavora il pane piuttosto che i dolci, il formaggio, fino al corallo ed alla filigrana d’oro. Dorgali è super produttiva, ha per numero di abitanti il numero più elevato di partite iva. Per quanto non sia facile trovare l’ospite pronto a recepire il messaggio di una struttura così particolare, magari serve più tempo ma poi diventa inevitabile amare ed apprezzare la particolarità di una filosofia dell’accoglienza e dell’offerta che viene fatta all’ospite che, ripeto, diventa un residente temporaneo.
Una struttura anche attenta all’ambiente, considerato che gran parte del fabbisogno energetico arriva dall’impianto fotovoltaico (oltre al gas, per compensare i periodi di poca produzione solare). Anche sul versante escursioni, si lavora per essere quanto meno d’impatto possibile: bici elettriche, cavallo, kaiak, o a piedi: “Sta arrivando gente tutto l’anno, questo per noi è un premio -mi racconta con orgoglio la direttrice Mariangela – facciamo il corso di pasta fresca, il tour degli artigiani, i quali apprezzano anche il solo interesse nei confronti del loro lavoro oltre che del loro talento”.
Il turismo sostenibile, che anche in Sardegna scrive pagine di rara bellezza e dona preziose gemme come il piccolo Ghivìne. Un territorio che sfrutta, detto nel concetto più rispettoso del termine, la valorizzazione dei suoi talenti, umani e naturali. Tornare nelle case dei nonni, riviverle, raccontarlo a tutti. Con struggente nostalgia e profondo rispetto. Un’esperienza continua, di belle emozioni.