Un bel borgo, aria buona, cibo ottimo, non c’è traffico, persone gentili. Ussàssai (86,5 km da Nuoro, 120 km da Cagliari, il borgo più piccolo della Barbagia di Seulo, alle porte dell’Ogliastra: panorami da favola, oltre alle condizioni sopra citate che lo renderebbero il luogo del cuore dove vivere tutta la vita. L’Art. 2della Costituzione stabilisce che “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…”; l’Art. 32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo…”. Cito dalla prima parte della nostra Costituzione, dedicata ai Princìpi fondamentali.
Raccolgo l’amaro ennesimo sfogo del suo Sindaco, l’architetto Francesco Usai, comprensibilmente esasperato da una situazione che vede Ussàssai abbandonato dalle istituzioni e progressivamente da molti residenti.
Da quanto tempo Ussàssai è senza medico di base e qual’è il centro medico più vicino in caso di necessità?
“Dal 2017, quando la Dott.ssa Licia Podda ha terminato ufficialmente il suo incarico nell’ambulatorio di Ussàssai. Prima ancora che io diventassi sindaco, nell’Ottobre 2020, già condividevamo la presenza a singhiozzo di un medico di base con Seui: in questo modo comunque era garantita un minimo di presenza. A partire dal 31/12/2020 siamo stati per diverso tempo senza assistenza medica in paese, quindi interventi sporadici di un medico che veniva due volte a settimana. Con una popolazione formata in gran parte da anziani, i più fortunati possono recarsi in ambulatorio occasionalmente, gli altri devono sperare nella guardia medica che si trova a Seui (15 km di strada tutta curve): col bel tempo ci si arriva in circa 15 minuti, altrimenti è un incubo. L’ospedale più vicino si trova a 47 km di curve, a Lanusei: con reparti che funzionano ad intermittenza, spesso sono costretti a chiudere, con le stesse problematiche di molte altre strutture in Sardegna. Per esempio con ortopedia chirurgica chiusa, stavano dirottando a Nuoro, che so ultimamente avere sospeso il servizio. Si prendono provvedimenti sull’onda delle legittime proteste popolari, ma sono interventi provvisori, prendono i medici e li spostano come pacchi postali: l’unica certezza è il pericolo che corrono i pazienti bisognosi di assistenza. L’elisoccorso funziona in diurna, le basi più vicine sono Nuoro e Cagliari, di notte il servizio praticamente è inesistente. Resta comunque un servizio di trasporto, non è una guardia medica. Il 14 e 15 agosto tutta la nostra zona sarà sprovvista di guardia medica, siamo nelle mani del Signore. Il periodo è quello che vede tornare ai luoghi di origine emigrati, chi vive in città e vuole trascorrere un periodo di vacanza in paese, arriva anche qualche turista grazie alle nostre ricchezze ambientali, se qualcuno ha necessità di un medico, apriti cielo”!
Parlando di borghi, si discute tanto di volerli salvare dallo spopolamento.
“A parole sono tutti bravi i politici sia nazionali che regionali, invocano la sopravvivenza dei borghi in particolare delle zone interne, più penalizzati dai disservizi. La realtà dei fatti è un’altra: li stanno distruggendo! Come puoi evitare lo spopolamento di un paese quando ti mancano i servizi di base? Il medico, la banca funziona due volte a settimana, l’ufficio postale tre giorni a settimana, non c’è il bancomat, il sistema viario fa pena, il sistema trasporti pubblici è altrettanto penoso, così stai decretando la morte di questi territori. L’accesso all’istruzione è altrettanto difficile, resiste da noi una scuola primaria ma la natalità è quasi a zero quindi tra un po’ ci toglieranno anche quella. Potrebbe essere il luogo ideale per un pensionato che voglia godersi la vita post lavorativa, ma dobbiamo anche pensare che una persona un po’ avanti negli anni può avere necessità di tenere sotto controllo una qualsiasi patologia, vivere in un borgo senza servizi assistenziali di base diventa rischioso. La fascia di popolazione 40-50 anni, potrebbe valutare di vivere nel borgo ma la mancanza di altri servizi diventa comunque un deterrente: lavorare da remoto, con la connessione internet instabile, l’assenza di altri servizi necessari, porta inevitabilmente alla fuga praticamente tutti. Chi ha figli mette al primo posto il facile accesso alle scuole, di conseguenza il pensiero di far viaggiare dei piccoli dall’età di scuola primaria, frena le famiglie portandole a valutare di vivere in località meglio servite. Mezzi di trasporto obsoleti e strade dissestate oltre alla difficoltà di percorrenza data dalla presenza di numerose curve, sono motivo sempre più spesso della fuga dal paese delle famiglie. E’ facile riempirsi la bocca di discorsi per evitare lo spopolamento delle zone interne: i circa 10000 euro/anno che riceviamo come Comune per una popolazione di 400 abitanti, non sono sufficienti neanche per le utenze dell’illuminazione pubblica. Servono investimenti seri sui piccoli centri, devono arrivare dalle istituzioni più vicine: vivendo in una regione a Statuto Speciale, si dovrebbe riservare più attenzione ai territori, lo stesso recente decreto sull’insularità potrebbe essere utile ma abbiamo delle norme costituzionali che danno uguali diritti ai cittadini italiani dovunque vivano: di fatto le nostre zone sono fortemente penalizzate. Come politico devi far sentire la tua voce, è quello il tuo ruolo nelle istituzioni a favore di tutti quei cittadini che rappresenti, se non ti ascoltano a livello regionale fallo a livello nazionale e poi europeo. Per ogni cosa qui sembra di chiedere la luna, l’input per il cambiamento deve arrivare forte dalla classe politica locale e nazionale. Da sindaco lo vedo e lo vivo ogni giorno, così non possiamo continuare, è letteralmente uno stillicidio di gente che va via esasperata e che perde sempre di più la fiducia in una classe politica che mette i cittadini nella condizione amara di andar via dalla propria terra di origine. Vivo praticamente in Comune: svolgo le funzioni di Sindaco, segretario comunale, responsabile del servizio tecnico, in quanto anche certe professionalità preferiscono andare altrove. Abbiamo, come istituzioni, la necessità di una forte mano di aiuto. Noi sindaci siamo lasciati soli davanti al disagio popolare”.
La delusione nei confronti della politica si palesa sempre di più con l’astensione al voto. Non pensi che l’unica via sia invece la scelta più responsabile di candidati/e?
“Vediamo troppo spesso persone che occupano ruoli istituzionali indegnamente, ma se non c’è la capacità di fare altruisticamente del bene all’intera collettività, allora hai solo ingannato tutti. Quando in ballo ci sono soprattutto un numero considerevole di voti necessari per poter accedere ai ruoli più decisivi, spesso ci si trova davanti soggetti più opportunisti che altruisti. Non è bello né utile al bene dei cittadini, vedere un numero sempre più elevato di elettori ed elettrici che non vanno a votare: ingiusto ma comprensibile. Eleggere per un ruolo istituzionale persone che non sono in grado, è una forma di protesta sbagliata da parte di chi col voto ha contribuito. I problemi diventano ancora più gravi, crescono col disagio dei cittadini”.
Hai fiducia che alle prossime elezioni si prenderà coscienza che la protesta più efficace sia la scelta di rappresentanti davvero validi per il bene del Paese?
“Ci spero nel cambio di rotta, ma ci credo poco. Ci si muove con spirito d’interesse più che con spirito di servizio, chi è davvero in grado di fare la differenza per il bene della collettività purtroppo non viene premiato/a. Si deve entrare nell’ordine di idee che per gestire una qualsiasi emergenza servono persone capaci, non lo può fare chiunque. Vediamo la situazione sanitaria in Sardegna, doveva essere fatta una pianificazione ben precisa. Il numero chiuso nelle facoltà, i medici che vanno in pensione: se sai che nell’arco di una decina d’anni perderai diverse centinaia di medici ma ne mandi a specializzarsi molti meno, stai già creando un disagio che porterà conseguenze gravi. Gli stessi medici non sono invogliati a spostarsi nei vari centri e fanno casta: è l’unica categoria professionale che quando partecipa ad un concorso, ha la facoltà di rinunciare a certe sedi in partenza. Aspettano una graduatoria per andare a Cagliari o al Mater Olbia. È gravissimo, non si vede da nessuna parte parlando di lavoratori partecipanti ad un concorso: ci sono delle graduatorie, vai dove è necessaria la tua presenza altrimenti te ne stai a casa e non partecipi per tot anni ad un concorso, quindi non svolgi la tua professione. Dovevi scegliere di fare altro, non il medico. Hanno i coltelli dalla parte del manico, in una situazione di particolare emergenza come quella pandemica diventa ancora di più inaccettabile”.
Torniamo al vostro bellissimo territorio: un patrimonio ambientale, gastronomico, archeologico, da valorizzare. Avete un riscontro di presenze interessante, oppure si può fare di può fare di più e meglio?
“Si potrebbe fare un salto di qualità se fossimo aiutati. Da quando sono sindaco abbiamo deciso di puntare fortemente sul settore turistico perché è la nostra miniera d’oro. Attivando sentieri per camminata, pareti per arrampicata sportiva, pubblicizzando il territorio (recente la partecipazione alla trasmissione “Sardegna verde” su Videolina, ndr). Per esempio da nove anni sul nostro territorio non passa più il famoso trenino verde, sarebbe una risorsa determinante per aiutare molte realtà economiche locali. La responsabilità di questo ricade nell’attuale gestione ARST, un’altra bella casta facente capo al trasporto pubblico che dimostra continuamente la sua inadeguatezza. L’ostacolo è di tipo tecnico: anni fa alcuni ponti hanno superato il collaudo tecnico-statico, ma vanno eseguiti dei lavori per esempio sul ponte di Niala, per evitare che cadano le polveri nel Rio Sa Taula. Ma una volta eseguiti i lavori l’impresa ha rescisso il contratto, danneggiando di fatto il nostro Comune. Il trenino arriva da Mandas a Seui, da Arbatax a Gairo, noi siamo in mezzo, dimenticati. Ci sono realtà molto interessanti che stanno cercando di resistere con attività sul territorio, sarebbe di grosso supporto il passaggio di un’attrattiva come il trenino verde. Ma se anche un turista volesse arrivare qui con altri mezzi, per esempio da Cagliari a Ussàssai impiega circa 4 ore. Anche questa è una bastonata allo sviluppo dei piccoli centri e motivo di spopolamento. La condizione della viabilità stradale è un’altra piaga, un ostacolo enorme all’arrivo dei visitatori”.
Dal tuo osservatorio istituzionale, hai la percezione che i tuoi concittadini credano nello sviluppo del territorio?
“Ci stanno credendo, talvolta sono restii ma stanno prendendo coscienza sempre di più del potenziale. Fino a poco tempo fa avevamo un solo b&b, adesso sono 7. Vedere facce nuove di gente che passeggia è rincuorante per tutti perché significa anche creare altre opportunità di lavoro per i residenti. Sono sfiduciati dalle istituzioni, come dargli torto, ma la volontà c’è eccome”.
Un sindaco, cosa può fare con la sua autorità, per far agire chi è titolato a farlo affinché i servizi necessari siano presenti sul territorio?
“Ho fatto di tutto, per quello che la legge mi consente: ho scritto al mio primo referente che è il Prefetto, all’assessore alla sanità, sono andato da lui e ormai non ne può più di sentirmi e vedermi, sono diventato un incubo. Conferenze, cortei, interviste, ho scritto anche al Presidente Mattarella ma non mi ha mai risposto, ho scritto a “Medici senza Frontiere”. Non sono un medico ma un architetto, altrimenti avrei tenuto aperto io l’ambulatorio in paese. Tutte le carte che potevo usare le ho usate, non so cos’altro fare. Sono consapevole che è brutto dirlo, ma l’aria che tira in vista delle prossime elezioni sia non andare in massa a votare”.
Non votare, pensi sia la soluzione?
“No, assolutamente. Non servirà se non a peggiorare una condizione già drammatica. È l’unica arma che abbiamo, il voto, la partecipazione attiva alla vita democratica del nostro Paese, per venire fuori da questa condizione. Ci troviamo ad assistere a scene penose di persone sedute inutilmente sugli scranni della politica. Il sistema elettorale italiano forse dovrebbe mettere una sorta di “prova del merito”: se dimostri di amministrare bene, resti, altrimenti lasci il posto a chi è più capace. Vanno tutelati e rispettati i cittadini, sei lì per quello. La vedo molto critica, la gente è stanca e noi sindaci abbiamo prima di tutti il polso della situazione di disagio che vivono i cittadini. Siamo 370 aventi diritto al voto ad Ussàssai, il voto è un diritto che va esercitato ma il riscontro devono essere i servizi che effettivamente sono assenti. Venite a trovarci, candidati/e, ma siate onesti e credibili, per meritarvi la nostra fiducia”.

Bellissimo articolo. Mette in evidenza le peculiarità che fanno grandi i nostri piccoli borghi , natura, aria salubre, cibo e la bontà delle persone , ma , mette mostra ,in maniera cruenta e purtroppo veritiera tutte quelle peculiarita che lo rendono poco appetibile per viverci . Un esempio su tutto i percorsi per poter raggiungere un centro più grosso con servizio medico visto l’assenza totale o quasi di un medico in paese . Altri servizi che anni fa erano normalità esserci, ora per una questione di economia aziendale, sono stati chiusi , e per non farci mancare niente, la sostituzione della cosiddetta on line per questi servizi ,non può funzionare se la rete non esiste o è parzialmente presente a tratti . Per finire , quando di parla di borghi da ripopolare bisogna tener presente tutti questi servizi che rendono vivibile qualsiasi comunità grande o piccola che sia .
Complimenti Serenella
Ti ringrazio infinitamente, hai totalmente ragione nel tuo commento. La mia intenzione, parlando dei borghi, è anche quella di mantenere alta l’attenzione su questi territori. Nessuno, a qualsiasi titolo, deve dimenticare che sono vivi, pagano le tasse, votano, hanno il sacrosanto diritto ad essere tutelati anche con la presenza dei diritti (previsti dalla Costituzione), la cui assenza è indegna di un Paese civile. Grazie ancora!